Siena e Cosenza, punti in comune e differenze tra finaliste

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Mo vuagliu popu vida chi scrivanu chissi i Siena che avissaru i essa leggermente cchiù acculturati i chiri quattru crapari d’u Sud Tirolo.
Nei giorni scorsi era circolata una voce che è stata subito smentita: non è vero che secondo i senesi noi cosentini siamo gente rude abituata a bazzicare dalle parti dei Pirenei.

Sono illazioni di gente invidiosa che vuole a tutti i costi metterci gli uni contro gli altri.
In realtà, Toscana e Calabria si somigliano molto.

Dopo le crape del Sud Tirolo (saranno pure altoatesini, ochei ci siamo, ma sempre Sud – vafangulu!- su…) finalmente na sfida tra città “normali”.

Tra le due città, Siena e Cosenza, infatti, ci sono molti punti in comune (oltre a qualche evidente differenza). Vediamone alcuni:

1. Loro hanno il Palio, noi il paliatone.
2. Per quanto riguarda le contrade, diciami tu si ti vu attaccà cure vineddre i Cusenza viecchiu: a livello i sgarrupatezza non c’è proprio confronto: vinciamo popo a occhi chiusi.
3. Siena è corregionale di Massa; nua avimu popu nu quartiere, a Massa, quindi sotto questo profilo, s’hann’i sta cittu.
4. Piazza del Campo è miegliu i Piazza Bilotti? Ma fammi u piacire: a parte ca è scufunnata a furia i ci fa fuja tutti chiri cavaddri arrassusia, con la chiazza cosentina condivide il primato di quadrilatero con meno verde dell’emisfero boreale. Si nizammai ci ncappi d’estate da menzijuarnu ari 4 d’u pomeriggio ti trovanu squadato.
5. Loro tenanu Porta Romana, nua Portachiana e, tè, schiaffo morale, pure a pizzeria Romana: 2-0 e porta ara casa.
6. Loro hanno il Teatro dei Rozzi, nua un c’è bisuagnu d’u teatro.
7. Per quanto concerne la cucina, Siena si distingue per il suo carattere rustico legato alla cacciagione: aciaddri, lepri, fagiani, cinghiali, ecc. vanno a popolare le tavole dei suoi cittadini. Come dolce, celebre il panforte.
Nua ni jettamu su una cucina più povera, cu purpette, nchiambare, sugna e come dolci tipici ni jettamu supa i natalizi turdiddri e scaliddri.
Inoltre nua u cinghiale non lo mangiamo, ma da veri amanti degli animali gli diamo dignità di onorevole o di senatore e lo mandiamo a Roma a rappresentarci dopo averlo, ovviamente, regolarmente votato.
8. A livello di vino, loro tenano buttiglie serie. Brunelli di Montalcino, Vernacce, Moscaldelli e Chianti. Nua i chianti i facimu pro jettamiento avanti pi un cada arrieti, mostrando anche in questo un certo cinismo che ci preserva e ci allunga la vita.

Dante che scimmiotta Centuzzu
In poche parole, se per arte e storia Siena sembra ereditare quanto di meglio emerge dalla tradizione del centro Italia, noi, in ogni caso, abbiamo poco da invidiare: anche Cosenza, ad esempio, è citata nella Divina Commedia.

«Orribil furon li peccati miei;
ma la bontà infinita ha sì gran braccia,
che prende ciò che si rivolge a lei.

Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia
di me fu messo per Clemente allora,
avesse in Dio ben letta questa faccia,

l’ossa del corpo mio sarieno ancora
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora.»*

Anche in questo caso (Purgatorio III 120-129) c’è nu corpo ca vena disseppellito (proprio dal pastor di Cosenza) cosa ca indica ca unn’è sulu Occhiuto che vuole farlo cu Alarico ma ca l’avimu popu a vizio, stampato intr’u DNA di mpaccieri a metà strada tra nu schattamuartu e Indiana Jones.

quindi, avviamoci alla sfida con animo leggero e senza soggezioni di sorta. Vietata la remissività: anzi, alziamo il capo e facciamo cchiù burdello possibile.
Facciamo sentire la nostra voce grossa, oltre agli ululati.
Perché come diceva Dante Gelo: a jumi cittu un jii a Pescara.
Forza Lupi.

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*Traduzione del passo divina commedia:

«Haiu fattu popu bruttu curi cazzi
ma chiru ca vo bene a tuttu u munnu
a gente a tena stritta dintri i vrazzi

Si u pastor i Cusenza (civ’i cunnu)
ca Clemente a mia appriessu m’avìa misu
avissa canusciuta a gent’i munnu

A su giru io era bellu stisu stisu
vuarvicatu aru ponte i Benevento
e ‘a terra (e ru tavutu) avìa di pisu».

Fondatore di Spigaweb e ottimo mangiatore di purpette, ama tutto quello che è meridionale. Il suo motto è «il Web è cumu u puarcu, un si jetta nente».


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