«Maria, ammasa la busta!», chi e perché partecipa ara trasmissione d’u chiantu

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Arriva il sabato sera ed uno solo è il pensiero che hai in testa: stasira mi vuagliu rilassà.
Decidi di guardare l’anticipo di serie A; il rilassamento vale soprattutto se non gioca la tua squadra del cuore. In caso contrario, specialmente quando la suddetta squadra ha come colori sociali il nero e l’azzurro, è meglio premunirsi di un cato in cui riversare tutto il veleno che la partita ti riserverà. Se poi, scorrendo le formazioni iniziali, ti accorgi che Spalletti fa jocà a Brozovic, è meglio si i cati su dua.

McKiniccè sceglie con cura il cato di veleno prima di Inter – Roma

Comunque vada l’anticipo, a na certa ura finiscia; e se vivi sul meridiano di Grinuic, quella certa ora sono praticamente i nove e menza di sabato sira; a s’orario un si curca mancu figliuta i 7 anni.
Raggiungi il resto della famiglia e li trovi sintonizzati su Canale 5, dove immancabilmente e da tempo immemorabile (pari ca ancora vulavano l’Archeopteryx quannu su programma è cumingiato) spadroneggia la Signora del Sabato Sera: proprio lei, Maria de Filippi.

Archeopteryx, c’era prima i Maria aru stesso orario.
Ti porti un libro fingendo indifferenza, ma un po’ la stanchezza, un po’ il volume a 45 (cussì avutu ca a vicina i casa – ca un tena a televisione – l’atru juarnu m’ha chiesto “Ma pu unn’hai capito si ara fine a signora Angiulina l’ha raperta, a busta”) finisci pure tu per guardare C’è posta per te.

Come ogni telespettatore sa, i partecipanti di questo programma possono essere classificati in 3 categorie:

1. Casi Umani.

Si tratta di povari sventurati che, appena nati, invece i essa vattiati su stati presumibilmente jestimati dai genitori, al punto che tutti i guai su capitati a loro. Prima unu appriessu all’atru e pu tutti in contemporanea. Dopo svariati minuti in cui i casi umani elencano tutte i malanove d’a vita loro, fa il suo ingresso la cosiddetta “sorpresa”, cioè uno sportivo (generalmente calciatore) o un attore (generalmente i serie TV Mediaset, ca facimu tuttu in famiglia) che non solo ha deciso i si gnucia tutte i malanove ma si l’accolla pure dal punto di vista finanziario, cioè pure di un sta a senta chiù u svinturato  stacca n’assegno e li dicia “Te gioia, basta ca ti nni va. Se prima però genDilmente mi fa toccà u cuascinu, magari un m’attacchi a sfiga puru a mia”

2. Lietiche famigliari.

Questa categoria comincia di solito così:
Maria: “Abbiamo con noi la signora Assuntina, che non vede suo figlio da più di sei mesi..”
Assuntina: “Io non zo cosa ci ho fatto a mio figlio. Sei mesi fa è venuto a pranzo e da allora non lo vedo e sento più, sarà forse perchè ho provato ad avvelenare a chira gran purceddra d’a fidanzata…” E da lì comincia una lietica infinita, in cui sono coinvolte fino a 6 generazioni di parenti. E’ tutto nu valzer di gente ca trasa ed escia d’u studio, cummannate a bacchetta da nora e socra, che si fronteggiano dai due lati della busta in una guerra che va avanti dall’origine dei temBi (U sapiti per esempio che le dee Kalì e Durga erano nora e socra? Cu u povaro Shiva in mienzu ca un sapia cumu s’arrabbattà ed è finito a rapa nu negozio a  Cusenza pi si caccià davanti)

Kalì cuntenta che è stata invitata dalla socra

3. Vecchiarieddri

In questa categoria di solito c’è una signora di cui non conosciamo l’età ma che possiamo descrivere come almeno quarantenne, a contare dall’inizio della menopausa. A nu certo punto sa signora si ricorda ca quannu era guagliuneddra flirtava ccu nu militare ca dopo dua misi l’ha lassata. Per qualche oscura ragione a signora s’arricorda nume, cugnume, indirizzo e codice fiscale del malcapitato, ca vena invitato ara trasmissione. Su povarieddru, quasi novantenne, ha una esperessione tra il rincoglionito ed il sornione, picchì iddru giustamente pensa “Ma ti para ca si io ancora ma vendava vinia a sta ccu tia, ccu tutte i Dimitra e Svetlana ca shcamano pi mi fa i badante e su almeno 50anni chiù giuvini?” Tuttavia, dato che è un signore, si finge totalmente rincoglionito e la questione mora là.

la Sig.na Svetlana si prepara al colloquio da badante

Sì, amu capitu, direte voi, u programma u canuscimu, ma chi c’intra ccu i cusentini?
C’intra parecchio, seguitemi un attimo.
Gran parte dei partecipanti di C’è posta per te su meridionali. Puru quannu venano i Cuneo o Domodossola, ara prima parola ca diciano si capisce che la provenienza reale è a sud del Tevere.

I napoletani scegliano soprattutto la categoria 1 (la teatralità delle loro chiangiute è insuperabile) mentre i calabresi si jettano supa a sicunna, chira d’i liatiche, picchì quannu si tratta i armà zimeche un ci nn’è pi nessuno (come spiegato magistralmente da Tecchina ccà). Tra i calabresi poi i cusentini sono i più presenti, soprattutto da quando la signora Nunziatina di Chiaravalle (ridente paesino in provincia di Mordor) ha detto “STATTI ATTENTO TOTO’!” e ccu chira mitragliata i T ha fatto fishcà i microfoni e mandato in palla tuttu l’impianto audio, al punto che da allora nessuno di quelle parti viene più accettato, con la produzione che si inventa sempre ancuna scusa (“Ci dispiace signora, la storia è interessante, ma il postino non ce la fa a ‘nchianare su quel cozzo..”).

CATARSI – Quindi sappiate che ci sarà sempre un Giovanni d’a Massa a struggersi perchè Rusineddra l’ha lassato e non ritorna più, il treno delle 7 e mezza senza lei (scusate, m’è fujuta a Pausini), o una Concettina d’a Rota in cerca del figlio mentre rimpiange i tempi in cui  ammassava maccarruni e mangiavano assieme; siede con le vicine su la scala a filar la vecchierella,incontro là dove si perde il giorno; e novellando vien del suo buon tempo, quando ai dí della festa ella si ornava,ed ancor sana e snella sa vendava (scusate, m’è fujutu Leopardi).
E noi, mentre assistiamo ai nostri conterranei ca si jestimano tra gli sguardi esterrefatti di Maria che capisce una parola su tre, veniamo pervasi dalla catarsi del “miegliu a tia ca a mia” e ci sentiamo per una sera al riparo dai pranzi dalla socra, dall’invidia delle canate e dalla bramosia dei cugini ca si mangiano tutti i purpette. E le gridate dei partecipanti ci fanno da ninna nanna, come un coro di sirene ca rapano e chiudano buste, ed agili infine runcigliamo sognando un pranzo domenicale tutto per noi.

E il naufragar c’è dolce ‘mbrazz’ a Maria.

Leopardi ‘mpetrato  guarda i cugini ca si fricano i purpette

A Dublino dal 2007, svolge la professione di scenziato, pur consapevole che in dialetto suona cumu na pigliata pi fissa. Ha Cosenza nel cuore, e una gavita di pasta chjina nello stomaco. Il suo sogno è insegnare agli irlandesi a dire cuddrurieddri.


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