Jole darà lustro alla città che ama: Roma capoluogo della Calabria

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Un insider all’interno dell’entourage della nuova governatora della Calabria ha rivelato ai nostri microfoni il progetto che sta a cuore a Jole.

[GERMANETO] È evidente a tutti che avere come capoluogo Catanzaro non è certo il massimo in termini di presentabilità. E Jole vorrebbe per la Calabria il massimo secondo i propri canoni estetici.
«Come da programma (condensato nella canzone del suo spot elettorale, n.d.r.) porterò il sole ma è chiaro a tutti che questo non basta. Ho idee strabilianti per la nostra regione che per la prima volta nella sua storia millenaria sarà presa ad esempio per bellezza e appeal innato. Scusate un attimo: Micù, dopo trovami appeal su Google… e scrivetemi parole semplici ca si capuscianu intr’i dichiarazioni alla Stamba!!! Mannaja… Dicevamo? Ah, faremo tutto più bellissimo e più migliore» sono le parole che avrebbe letto ad alta voce in una seduta di gabinetto atta ad approntare un discorso cunchiuso con i mass media.

uè uè

L’insider è certa che Jole fa sul serio. Infatti, come fiore all’occhiello della sua governatura c’è un vero e proprio colpo di scena: basta Catanzaro come capoluogo di regione.

«Sono orgogliosa della terra in cui vivo e che ho eletto a mia residenza» avrebbe dichiarato durante un trenino post elezioni.
Via quindi a Roma come capoluogo di regione.

È noto infatti che la Santelli è tra le migliaia di calabresi che non si sono recati a votare proprio perché residente nella capitale.

«Tanto i colori sociali sono gli stessi: giallorossi. E la lupa sicuramente (nivura cum’è) è come minimo d’a Sila. Come infatti puru chira mbacchiata i Mimmo Rotella a piazza undici»

La neo governatrice, forte del titolo di unica donna che in 25 anni di conoscenza non ha mai ricevuto da Berlusconi manco na toccateddra a na minna, ha molto a cuore il ruolo della donna nel nuovo corso della Regione.

«A fimmina addi sta cittu e ridere ad ogni battuta del mascolo. Istituiremo corsi di cucito e ricamo. Ah, inoltre l’omm add’a puzzà»

L’inno nazionale della Calabria ritorna “U piecuraru”, simbolo di una società patriarcale che va perdendosi drammaticamente sgretolata da pericolose idee sinistrorse che per troppo tempo, negli ultimi anni, hanno inquinato il pensiero comune a colpi di quote rosa e dell’idea del tutto fuori luogo che la donna può osare marciare a fianco del sesso maschile.

Piccolo disguido nei tempi dell’insediamento nella Cittadella regionale: le auto blu della regione sono state bloccate per tre ore a Guardia Piemontese per una lite tra Jole e l’autista sul tragitto da seguire senza Google Map visto che il nuovo governatore insisteva sul fatto di sapere benissimo dov’era la sede della Regione dal momento che «a Cittadella ci vaiu aru mare a vint’anni, m’a vu mparà tu?»

Du quartu piano ni jettavamu sup’i scogli

Tempi meravigliosi ci attendono, giurano i suoi sodali mentre voci di corridoio asseriscono che, tramontato l’ambizioso progetto Isis, ritornare alla tarantella diviene imperativo categorico.

Fondatore di Spigaweb e ottimo mangiatore di purpette, ama tutto quello che è meridionale. Il suo motto è «il Web è cumu u puarcu, un si jetta nente».


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