Raccontiamo l’amore per amare il cosentino con più coraggio

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letteraDetesto da sempre quelli che associano “dialetto” a turpiloquio.
Sia ben inteso: non è che il turpiloquio va demonizzato, ma certamente non deve essere la traccia portante di ogni composizione dialettale.
Va bene il “vafanculuachitemuartu” e il “va caca e pigiaci a pugni”, ma non deve essere abituale a chi usa la lingua.
Il dialetto è una lingua, con una grammatica di cui il parlante ha piena competenza (Noam Chomsky), è capace di esprimere, al pari della lingua nazionale, concetti che altrimenti sono riservati all’italiano.

Il dialetto, relegato alle frequentazioni familiari, amicali, popolari – abbiamo paura di usarlo in pubblico -, ha bisogno di emanciparsi e, per farlo, deve avere la possibilità di cimentarsi in campi dove raramente (o mai) è stato preso in considerazione.

Bisogna avere il coraggio di usarlo in contesti che sembrano inidonei, parlarlo (perché no?) anche in occasioni istituzionali, impegnarlo nel racconto di storie non solo popolari, adoperarlo per scrivere di filosofia, scienze, religione, politica.

Usarlo per il gusto e il piacere di farlo, per assaporarne i colori vividi, il sapore pregnante, gli odori di secoli in cui si è difeso dall’aggressione di grammatiche italiane e dominazioni e film stranieri.

Quanti di noi avrebbero il coraggio di fare una dichiarazione d’amore o, visto che la dichiarazione è un retaggio passato, esprimere i propri sentimenti, la passione o la malinconia che ci assalgono nella lingua cosentina alla donna amata?

Quanti avrebbero il coraggio di farlo e, dall’altra parte, dal ricevente, la cultura necessaria per recepirne il carattere volutamente di rottura con gli schemi consolidati?

In occasione dello spettacolo “Cosenza Road”, in scena al Teatro dell’Acquario di Cosenza giorno 3 maggio 2013, ho lanciato una proposta agli amici che mi leggono sulla Rete:
scrivere una poesia d’amore in cosentino.

La poesia d’amore può servire per elevare il dialetto?

Non lo sappiamo, ma di certo non l’abbrutisce.

Vuoi provarci anche tu?

Manda il tuo componimento a webmastru@spigaweb.org

Tra le altre cose, il componimento vincente darà diritto a due ingressi gratuiti allo spettacolo.
Aspetto il tuo componimento. La rima non è necessaria.

Fondatore di Spigaweb e ottimo mangiatore di purpette, ama tutto quello che è meridionale. Il suo motto è «il Web è cumu u puarcu, un si jetta nente».


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