Quannu u fotografo m’ha fattu u sviluppo d’a foto d’u sviluppo

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Una categoria di cristiani andata silenziosamente in bascia furtuna sono i fotografi.
No, non quelli che le foto le fanno.
Quelli che le foto le sviluppano.

Una volta i fotografi erano i depositari della verità assoluta: se volevi sapere i fatticiaddri succosi della gente, 
la toletta di tizia al matrimonio di caio, 
si chiru s’era cangiato i mobili d’u soggiorno, 
se la cummara aveva dispensato una goliera ca fa figura alla cresima d’a guagliuna, 
se u vicinu spaccune era andato in vacanza alle auai o era statu add’a mamma a torremezzo perchè in fondo è nu piddrazzune… 
beh, questo sapere, e tanto altro ancora, era ad esclusivo appannaggio d’u fotografo.

No cum’e mmó, per intenderci, ca n’a candamu di porte e finestre.

‘Prima’, si viveva piuttosto alla mmucciuna, pure perchè ti spagnavi che ti ‘malipicciavanu’ e non sempre avevi a portata di mano una dispensatrice di sfascino che ti potesse conzare.
Mó, io questa figura del fotografo me la ricordo con terrore, perchè a casa mia mio padre guardava a questa presenza come ad un attentatore della virtù della figlia, che sarei jasco.

Ti po para nu minchiune ma po essa nu merda.

LA FOTO DI FINE ESTATE – In particolare, l’anno che mi sono venute le tette, ho scoperto che la solita foto di fine estate, fatta al tramonto dopo la partita di pallone, tutti ammassati sulla barca di nonno ormai conservata sulla parte più alta della spiaggia longobardese, era divenuta illegale.

Non si POTEVA fare più, non ‘stava bene’.

Era settembre quando ‘signorsìssignore’ andó a ritirare il ‘rullino dell’estate’, da Medaglia Color, cumu t’u scordi.
Ce l’ho ancora nelle orecchie quel
‘Annamarì, viani vida na pocu’, perchè da sempre era l’overture di uno scatriatone memorabile; era il segnale che chiru ca stavi faciannuFaciannu, era meglio che lo lasciavi e ti preparavi.

SCHAFFETTUNI CUMU SI CHIOVISSARU – Sarebbe da li a poco giunto, inarrestabile, lo strascichio delle tappine che pattinavano nel corridoio per consegnarti un paliatone che ‘ti l’arricuardi finchè campi’.
Ah, non erano parole per dire, me li ricordo tutti daveru 😬
Ma QUELLO, il paliatone di quel giorno, me lo ricordo meglio di altri perchè mi veniva fatto con una variante a me nuova: 
uno sguardo alla foto e uno shcaffettune, 
uno sguardo alla foto e uno shcaffettune, 
uno sguardo alla foto e uno shcaffettune…
Con ripetizioni da 6 fino a chiudere più serie😄.

Immagine indelebile della reazione british di papà
Un ci potia pensà, mio padre, che quell’anno nessuno avesse pensato che non era più il caso di ghì a mostrà i vrigogne sulle foto, dato che sotto al costume (olimpionico intero!) comparivano chiri dua minnuzze allegre.
Chissà cosa pensava ci facesse il fotografo con quelle immagini che dovevano tradursi, agli occhi di mio padre, come le meglio performanZ di youporn.

Mó, è un bene che mio padre non sia su facebook, perchè a 70 anni ancora non se lo prende il pinnolo della pressione, e se solo gli capitasse a tiro un qualunque album delle mie estati in grecia, li pigliassa nu colpo.
Anzi, un COLPO GROSSO, ma questa la capirà solo la vecchia guardia

Per lavoro imbaro l’inglese spiegando in rossoblù. E si mi dicianu ancuna cosa… Mitch league nu laths!


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