Cosenza Road, il perché di un successo dopo il sold out

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nunzio_scalercioCredo sia giusto pubblicare qualche mia considerazione sullo spettacolo di ieri, sull’attesissimo Cosenza Road andato in scena ieri sera al Teatro Dell’Acquario (l’unico teatro vero che abbiamo in Calabria).

Spiegazioni di un successo non annunciato (la vigilia di ogni spettacolo ti pone dinanzi a un’incognita, non sai mai cosa succederà, non sei in grado di prevedere l’esito di quanto hai scritto, non puoi – per quanta presunzione ci si voglia mettere – dedurre a priori la forza di quello che hai preparato, se regge, se funziona, se arriva al pubblico con tutte le tue intenzioni):

1) un pubblico attento e ricettivo: quando si aprono le luci e attraversi la soglia del tuo quotidiano e ti ritrovi tra le tre pareti del tuo spettacolo, il pubblico è l’aiutante magico che ti trasforma, ti aiuta a salire, ti sprona, ti guida, ti suggerisce.
Il pubblico di ieri sera è stato un pubblico stupendo. So di averlo messo alla prova per la durata (oltre le due ore) dello spettacolo. Ma ha reagito alla grande, mi ha permesso la volata, ha soffiato per farmi andare dritto in porto.

2) un pubblico preparato sulle vicende bruzie: io cerco di circostanziare, di inquadrare il mio racconto all’interno della cornice cittadina (tutt’al più regionale). Essere all’oscuro di quanto accade, essere poco informato circa la scena cittadina non rende fruibile la quasi totalità dei miei ragionamenti, delle battute, dei pezzi che canto.

3) un pubblico eterogeneo per genere, idee politiche ed età: ognuno ha letto, secondo le proprie inclinazioni e cultura generale, il meglio di quanto ho proposto. Il video Back to the Cusenz, ad esempio, ha sfruculiato i nostalgici degli anni ’80, se eri Occhiuto hai goduto per le battute su Perugini e Perugini ha goduto delle sferzate ad Occhiuto.

4) gli ospiti di una certa portata e bravura: Ernesto Orrico, Annarita Laganà e Manolo Muoio hanno dato pregnanza ai miei testi; Francesco Marinoha regalato un quarto d’ora di ilarità irrefrenabile con i suoi marri; i registi Ilenia Caputo e Antonio Malfitano, con i loro videi hanno contribuito ad innalzare il livello della serata

5) il Teatro Dell’Acquario ha confezionato il tutto, con la sua aura di magia. Agli altri teatri cittadini manca quel tocco underground che trasforma qualsiasi storyteller in Lenny Bruce.

Esco da questa serata felice e contento, non tanto per l’ennesimo “tutto esaurito” al botteghino (che certamente, devo ammetterlo, mi inorgoglisce conferendomi un attestato reale e non fittizio di artista che supera sul campo e non attraverso improbabili commissioni il detto “Nemo propheta in patria”) quanto per la consapevolezza che esiste un pubblico a Cosenza, del tutto sprovincializzato, non condizionato dalla cultura omologante della televisione, che non si lascia suggestionare dal nome visto in TV, che non legge le pagine dello spettacolo “da colonizzati” dei giornali locali che ci parlano abbondantemente degli artisti televisivi quando passano dai nostri lidi o dei nostri artisti quando, uscendo dai nostri lidi, sbarcano per una volta in televisione (nazionale), andando a Roma o a Torino.
Il pubblico cosentino c’è, è maturo, esiste. È il giusto premio a chi cerca di produrre qualcosa da queste parti.
È lo sprone che ti induce a dare sempre di meglio.
Grazie al meraviglioso pubblico dei miei spettacoli.
Senza piaggeria, è il meglio che abbiamo in Calabria (in effetti, di questi tempi, è facile).
Ma è così.
Se fossi Scopelliti, lo rimborserei. E pu portassa tutti a na sirata i lap dance!
Posso continuare a scrivere.

Fondatore di Spigaweb e ottimo mangiatore di purpette, ama tutto quello che è meridionale. Il suo motto è «il Web è cumu u puarcu, un si jetta nente».


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