Con affetto, Bicianzu (Loving Vincent)

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Qualche giorno fa ho visto per voi (ma puru pi mia) Loving Vincent, film d’animazione britannico-polacco del 2017 diretto da D. Kobiela (pi ra parte polacca) e H. Welchman (pi ra parte britannica).
Detto così, para unu i chiri belli mattuni di na vota di tormentati registi cecoslovacchi di origine iraniana ca funzionavano contro l’insonnia meglio d’a valeriana.

E imbece no, come direbbe Brunori Sas. E puru pi tanti motivi.
MA SI CIÙ.   Innanzitutto, picchì parla della vita e, soprattutto, della morte di Vincent Van Gogh, artista geniale dalla vita ciutigna e movimentata (no pi nente era nato a Marzo, vero Webby, Tecchina e Vicchitipì?). E, con uno come lui, è difficile annoiarsi. Pensati ca na vota si era invaghito di una sua cugina, tale Cornelia Adriana detta Kee, ma entramPe le famiglie si opponevano al fidanzamento dei due. Ma iddru nente, chiù testardo i nu cusintinu.

Fa la proposta di matrimonio ugualmente e per far capire la serietà delle sue intenzioni, si ustiona na mano ccu ra fiamma i na lampada ad olio. Allora i parienti in quel momento capiscono: cioè capisciano ca tenano a cchi fa ccu nu ciuatu e lui Kee non la vede più manco ccu ru cannocchiale. Questo episodio non è descritto nel film ma vi fa capiscia cchi tipo ca era Vicianzu nuastru. L’episodio che viene citato da Loving Vincent è invece quello arcinoto della ricchia, che il pittore si mutilò volontariamente dopo un alterco con un altro artista, Gauguin, con cui era andato a vivere ad Arles (FranGia). Nessuno sa cosa si siano detti i due quando litigarono, anche se secondo una ricostruzione verosimile Gauguin chiamò Van Gogh “Ricchiambrella!” e allora Bicianzu si tagliò l’orecchio e lo mostrò all’ (ex)amico dicendo U vi ca è normale, pisciatù!!!”. E meno male ca Gauguin un l’ha chiamato minchiù.

GIALLO SU SFONDO GIALLO.  Il secondo motivo per cui vale la pena vedere Loving Vincent è il modo come viene raccontato, simile ad un giallo da risolvere (tra l’altro, pure lo sfondo delle scene è, per la maggior parte, giallo): comincia con il pittore morto già da un anno ed una sua lettera da far recapitare a Theo, il fratello di Vincent. Se ne occupa tale Armànd, il quale ritiene (dietro suggerimento del padre Joseph) che la lettera possa svelare i reali motivi che hanno portato alla morte di Vincent. Armànd viaggia fino a Parigi per scoprire che anche Theo è morto, a riprova ca si cazz’i poste su lente a tutte i parti; inizia allora viaggio per i vari luoghi dove il pittore ha vissuto e grazie a questo viaggio lo spettatore riesce a scoprire la complessa personalità di Van Gogh e tutte le persone che hanno condiviso con lui gli ultimi mesi di vita. Non dico di più ca pi mia u spoiler è peccato mortale.

PITTATO A MANO.  Il terzo e forse più importante motivo, è che si tratta di un film di animazione realizzato con una tecnica mai vista prima e che ha richiesto circa 4 (!) anni di lavorazione: pensate che ogni singola inquadratura è stata girata inizialmente su fondo nero con attori reali e poi i 125 pittori assoldati dalla produzione hanno dipinto lo sfondo di ogni singolo fotogramma imitando lo stile dell’artista. Più di 65000 fotogrammi sono stati dipinti e l’effetto ricavato è una vera giuoia per gli occhi. Tutti diciano ca 4 anni pi fa nu film su troppi, eppure gli esperti hanno calcolato ca si avissaro afidato ai 125 artisti i lavori della Salerno – Reggio Calabria, avissaro finito u 1987, e puru cu ri gallerie affrescate.
L’inizio di ogni scena è ispirato ad un diverso quadro di Van Gogh e di seguito riportiamo alcuni dei quadri utilizzati per il film, giusto pi vi fa l’uacchi.

Notte Stellata
Campo di grano con volo di corvi
Autoritratto (d’u lato d’a ricchia bona)
Sulla soglia dell’eternità

WE LOVE YOU, BICÌ. Ora, non so se sono riuscito a invogliarvi a guardare Loving Vincent dopo questa recensione. Tra l’altro il film è già uscito nei cinema italiani lo scorso autunno, e pi vu vida aviti aspettà ca u programma Sky, o Mediaset Premimum o a Rai fra circa dec’anni. O puramente vi l’aviti i procurà i contrabbando supa filmabbigna.com, ma io un v’hai’ dittu nente.
Io fossi in voi gli darei una sciànz, vedrete che alla fine imparerete ad amare Bicianzu Van Gogh come si merita. O, per lo meno, a unn’u chiamà ricchiambrella.

A Dublino dal 2007, svolge la professione di scenziato, pur consapevole che in dialetto suona cumu na pigliata pi fissa. Ha Cosenza nel cuore, e una gavita di pasta chjina nello stomaco. Il suo sogno è insegnare agli irlandesi a dire cuddrurieddri.


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